abbiamo provato a fare un ragionamento schematico che potesse aiutarci a ragionare insieme su come noi intendiamo le attività pubbliche e di come noi interpretiamo la relazione sociale anche con gli altri soggetti con i quali ci siamo trovati in confronto aspro e qualche volta in totale dissenso, questo è il secondo caso. Ecco perchè…
⚖️ 1. Aspetto etico-politico: la questione dell’imparzialità
Quando una missione è finanziata da una parte in conflitto – in questo caso lo Stato israeliano, attualmente accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità – è impossibile considerarla totalmente neutrale. Anche se non ci sono intenti espliciti di propaganda, il solo fatto che:
- il viaggio sia promosso e pagato dal governo israeliano,
- avvenga in contemporanea con bombardamenti su Gaza,
- e sia centrato su eventi di soft power come il Tel Aviv Pride,
rischia di veicolare una narrazione non equidistante, anche se chi partecipa non lo desidera consapevolmente.
🟨 Questo è il cuore del concetto di pinkwashing: promuovere i diritti LGBTQIA+ per occultare o sminuire le violazioni dei diritti umani contro altre comunità (in questo caso, i palestinesi).
🕊️ 2. L’“impegno per la pace” come dispositivo narrativo
Sannino, come altri attivisti LGBTQIA+ italiani, ha dichiarato che la sua presenza era motivata da desiderio di dialogo e confronto. Tuttavia, va considerato che:
- L’invito viene da un soggetto politico, non da un forum internazionale neutro o da una ONG indipendente.
- L’“impegno per la pace” espresso dall’interno di una missione governativa perde parte della sua forza se non si accompagna a prese di posizione esplicite contro i crimini contestati al governo ospitante.
❗ Dire “sono per la pace” senza nominare la fame come arma di guerra, i bombardamenti di Rafah, o la persecuzione dei palestinesi, può apparire retorico, o addirittura complice per omissione.
🔍 3. La questione della legittimazione politica
Partecipare a un viaggio sponsorizzato da Israele comporta:
- Legittimare la narrativa israeliana secondo cui lo Stato sarebbe l’unico baluardo dei diritti in Medio Oriente.
- Silenziare la presenza queer palestinese, che pure esiste e chiede sostegno (gruppi come Al-Qaws o Pinkwatching Israel sono molto attivi).
- Indebolire le rivendicazioni internazionali di accountability contro Israele, contribuendo alla sua strategia diplomatica.
🧭 Conclusione
✳️ Un impegno per la pace è autentico solo se esercitato in piena indipendenza, senza finanziamenti o contropartite da una delle parti in guerra, e se include la denuncia delle ingiustizie, non solo l’enunciazione di buoni propositi.
Nel caso specifico di una missione pagata dal governo israeliano:
- L’autonomia politica e morale è compromessa;
- La partecipazione diventa parte, consapevole o meno, di una strategia di legittimazione internazionale;
- Per chi rappresenta la società civile, la coerenza con gli incarichi istituzionali richiederebbe almeno una presa di distanza pubblica e un bilanciamento reale delle posizioni.