Dopo l’articolo apparso su Il Mattino di Napoli dal titolo Adottato e abbandonato a 14 anni: «È gay, ci crea troppi problemi» ecco alcune considerazioni della dott.ssa Libera Cappabianca, psicologa ed operatrice dello sportello LGT i Ken – CGIL di Napoli
Purtroppo la storia di Luca, è la storia tanti altri bambini abbandonati due volte.
Il passato doloroso che hanno alle spalle, le difficoltà che si portano dietro, il disagio che esprimono, o anche le loro personali inclinazioni, spesso lasciano spiazzati i genitori adottivi, i quali sono in genere poco preparati ad affrontare davvero l’esperienza dell’adozione.
Essi s’immaginano di incontrare un figlio rispondente ai propri desideri, o meglio alle fantasie genitoriali che essi hanno sempre nutrito, senza però tener abbastanza conto della realtà di cui ogni essere umano è portatore.
L’adozione è l’incontro con un altro, uno diverso da me, e non con una parte di me, come almeno in fantasia avviene con i figli naturali.
Il bambino adottato assomiglia solo a se stesso, nei suoi occhi i genitori adottivi non si rispecchiano, almeno non subito, faticano così a ritrovare quella parte di sé che avevano desiderato di mettere al mondo.
L’associazione i Ken è componente del Tavolo Tecnico presso il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Campania, del Gruppo di Lavoro presso l’ufficio UNAR – Pres. Cons. Min. Dip. Pari Opportunità e del Tavolo LGBT del Comune di Napoli