ORLANDO , FL – USA, è mattanza gay, ma la cultura salverà il mondo, dall’odio e dalla guerra.

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di Carlo Cremona – Presidente i Ken

L’immane tragedia di #Orlando (Florida, USA) ci scuote, ci lascia intontiti come se ci avessero riempito di botte. Un attacco che inorridisce alcuni ma che agli omofobi (anche se loro pensano di essere i “normali” mentre noi siamo i “pervertiti”) quasi non dispiace. Ma quanti sono gli omofobi? Il silenzio nei talk e sui media (in senso di massa) di queste ore ci consegna una opinione pubblica mondiale che non si lascia trascinare e che non trascina i media in un’onda emotiva di indignazione pari a tragedie simili. Una parte del mondo ci odia talmente tanto che, nonostante le metropoli rappresentino per molti una cintura di sicurezza dalla persecuzione, in altri casi come questo (anche se eccezionalmente rari) ci mostrano la fragilità di un popolo che continua, in Italia , a non vedersi commemorato come vittima al pari delle altre. Anche sulla distribuzione in edicola,
qualche giorno fa, della edizione del Mein Kampf di Adolf Hitler, dopo 70 anni, dobbiamo ancora sottolineare che quella ebraica non è l’unica comunità da considerarsi vittima dell’olocausto e che quindi, nelle citazioni di sdegno per quella distribuzione, ci deve far riflettere la scelta di parzialità di memoria, che getta nell’oblio parte delle colpe oltre che offendere la memoria di tutte le vittime, anche quelle omosessuali. Noi rimuoviamo la colpa collettiva applicando una memoria selettiva che sceglie le persecuzioni del solo popolo ebraico per disegnare un profilo di vittima e per indicare di come il razzismo sia stato – con riferimento alle leggi razziali di Mussolini e Vittorio Emanuele III di Savoia – causato dalle ideologie (contenuto in quel testo osceno) da cui trassero rinvigorita enfasi alcune leggi in cui si certificava la superiorità razziale. In essa non v’era una corrispondenza tra esistenza e diritto, perché al di sopra dell’esistenza v’era una idea “criminale di purezza e di impurità ” di alcuni esseri umani su altri e da cui conseguì la cattura e la purificazione della società ariana dagli “impuri “.

Io vedo , anche oggi, una pericolosa internazionalizzazione del conflitto sociale antigay, che partendo dalla Madre Russia, riesce a ricucire gli odi razziali omofobi o antigay di tutto il mondo, camuffandolo da una parvenza di giustificazione filosofica e culturale che tende a giustificare una “naturalità” di un comportamento legato alla sessualità a cui corrisponde in giustappunto contrapposizione una teoria della “contronaturalità” e quindi della “bestialità”.

Questo viscido sentimento legato alla paura dell’altro e dell’altra rende assai tiepida la reazione ed isola quella comunità di persone che ancora necessita del riconoscimento formale di vittima universale d’odio, producendo un minority stress (vedi Cityzen Gay di Vittorio Linciardi) dal quale fatichiamo ad uscirne. Dall’altro canto, analizzo e registro una totale inadeguatezza culturale del movimento LGBTQIE che fa fatica ad addensare le persone facendo una fatica immane a distinguere e rappresentare diritti e bisogni, perdendosi un po’ troppo spesso in azioni d’immagine, forse soggettivamente soddisfacenti, ma oggettivamente inutili ed incapaci di innescare meccanismi di riforma strutturale del tessuto sociale di riferimento e complessivo. Per cui, mentre scriviamo analisi e commenti, in USA il Presidente Obama non solo non ha ancora vinto la sua battaglia politica per impedire la larga diffusione di armi (causa principale di mattanze nei luoghi pubblici) . In Italia, nessun capo dello Stato Italiano ha, allo stesso modo, supportato il bisogno culturale di una legge contro l’omofobia. É dal 2007 che la comunità LGBTQIE ne chiede una, e non riusciamo ad avere una legge nazionale che definisca il reato di OMOFOBIA e in cui venga definita l’aggravante per chiunque e per qualsiasi motivo, inciti o compia crimini d’odio verso qualcuno, per motivi sessuali senza che tale circostanza possa essere considerata, addirittura, una libertà di pensiero e di espressione. Noi pensiamo che esista una motivazione comune che a livello globale unisca misteriosamente, anche le religioni monoteiste, che su questi temi costruiscono un fronte comune, in cui le persone gay e non la violenza, risultino essere il soggetto da contrastare oppure da annientare. Non esiste in Italia nessun freno, nessuna regola applicata neppure ai Parlamentari o ai politici, troppe volte liberi di esprimere odio, schifo, insulti verso cittadini e cittadine rese categoria e spersonalizzate apposta per essere oggetto di attacchi violenti. Troppo spesso i media sottolineano questa cattiva impostazione perché forse troppo poco liberi dai condizionamenti della politica.

Ed ecco che le persone omosessuali diventano “i gay”, le persone transessuali (indipendentemente dalla propria identità) diventano “i trans”, i cittadini africani immigrati “i clandestini”, i mediorientali in fuga “i profughi”, i mussulmani ”i terroristi”.

Questa semplificazione rende tutte le persone uguali, e ugualmente colpevoli o innocenti, ovviamente di fronte alla corte marziale dei social network pronti a colpire, armi in pugno, in qualsiasi parte del mondo e secondo la medesima visione distorta delle relazioni umane e sociali.

Se i mussulmani festeggiano come altri di diverse confessioni religiose con indifferente silenzio questa strage, ogni folle in qualsiasi parte del mondo, in nome di un Dio e di una autorità religiosa o politica, potrebbe sentirsi autorizzato a fare la stessa cosa. Questo non è un fatto politico, è senza dubbio #terrorismo e tutte le #vittimesonouguali .

Ci aspettiamo che il Parlamento italiano, prima dell’autunno voti ed approvi una legge per i crimini d’odio con chiaro riferimento ai crimini per genere, orientamento e identità di genere . Inoltre ci aspettiamo dal Presidente Renzi, un piano d’investimento per azioni positive per la prevenzione e il contrasto ad ogni tipo di violenza anche omo e trans fobica, perché solo la #cultura batte la #violenza e l’ #odio .

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