con Onestà Intellettuale

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I KEN CAMPANIA arcobaleno

Che brutta cosa è quando siamo costretti a divergere, ma ancora più brutto è quando siamo costretti a litigare pubblicamente. Pessimo è quando ci si veste da galli cedroni e ci si comincia a beccare gli uni contro gli altri in modo tanto scomposto che si perde il senso e la ragione.

Soltanto che qui non si vendono libri o si fa cultura da salotto chic o da piccolissimo circolo letterario in cui si parlano linguaggi criptici od aulici, con gambe finemente accavallate e mignoli snob alzati come fendenti. Qui non si tratta di un duello letterario, per noi si è consumato un tradimento politico e sociale del corpo vivo, sanguinolento e maltrattato di uomini e donne che lottano ancora per la propria sopravvivenza perchè offesi in quanto femminielli o ricchioni.

Per scendere nel concreto, noi di i Ken pensiamo che la questione della Pascale abbia fatto dissennare alcuni.

Il 9 marzo 2006 la Mussolini fu protagonista di una controversia a Porta a Porta con Vladimir Luxuria. « … Si veste da donna e crede di poter dire tutto quello che vuole… meglio fascista che frocio. » (Alessandra Mussolini)

HANNO VOLUTO FAR CREDERE CHE LA PASCALE FOSSE LA PORTAVOCE DI UN INTERO MOVIMENTO POLITICO DI DESTRA, COME SE NON ESISTESSE PIÙ IL RECENTE PASSATO DOVE SILVIO BERLUSCONI (anche quando era Presidente del Consiglio dei Ministri ) HA INTERPRETATO L’OMOFOBIA E LA MISOGINA COME STRUMENTO DELLA PROPAGANDA DI UNA POLITICA PATRIARCALE E MASCHILISTA SEMPRE TESA ALLO SFRUTTAMENTO SESSUALE DELLE DONNE E AL DILEGGIO DELLE PERSONE OMOSESSUALI E TRANS.

Quando si parla di diritti con la “destra” è perché manca un’analisi complessa della società e manca, inoltre, una proposta complessiva anche se parziale. Tali assenze sono il segno sia d’inesperienza che d’immaturità politica dovuta al mancato confronto generazionale che ha determinato un taglio netto con la storia di una parte delle persone che hanno fondato la rappresentanza gay lesbica e trans e che hanno determinato le fondamenta del pensiero di liberazione omosessuale in Italia.

Oggi ancora lottiamo insieme affinché venga sconfitto il precariato del neo liberismo Berlusconiano che ci ha gettato nella “merda sociale” in cui siamo e con il tasso di disoccupazione maggiore nella storia del Paese e che discrimina prima di tutti gay, lesbiche, trans. Ma non ci manca solo il lavoro, ci mancano alloggi, trasporti pubblici decenti, decoro urbano, ci mancano servizi sanitari adeguati, piani casa per alloggi popolari (che non vadano nel commercio parallelo della camorra) ed infine ci manca un salario di sopravvivenza. A noi non manca solo il matrimonio o le unioni civili, a noi manca come a tutti gli altri cittadini, un Paese in cui vivere decentemente, un Paese dove essere nobilitati per il proprio lavoro.

Non giudico male le traslazioni ideologiche del movimento lgbt (ci domandiamo: il neoliberismo è considerabile ideologia oppure no, come abbiamo sentito? è giusto parlare di realpolitik nel ventunesimo secolo? possiamo parlare di ruolo politico di soggetti associativi che dovrebbero essere apolitici?), ma giudichiamo male il decisionismo autoreferenziale che le ha sostenute e che ha escluso dal dibattito le maggiori associazioni e personalità LGBT Nazionali e Locali. Il problema politico è che noi vediamo possibile, ammissibile ed anche auspicabile un cambiamento politico della destra sui temi dei diritti gay, ma che lo facessero A DESTRA, con le associazioni gay di destra elaborando alternative politiche e proposte capaci di produrre cambiamenti a partire dall’antifascismo come valore costituzionale.

Invece il problema politico, da parte nostra c’è, e consiste nel fatto che nessuno del gruppo dirigente di Arcigay Napoli, in onore ed in memoria della propria storia fondativa, abbia ritenuto di dover dialogare con talune personalità, lasciandole come soggetto esterno all’associazione, incuranti che il portare dentro di se un “corpo estraneo” come la Pascale, avrebbe spaccato parte del movimento LGBT colpendolo con durezza, alle spalle, tra ragione e sentimento.

Per noi non andava riconosciuto un ruolo politico alla Pascale da parte di Arcigay e comunque non andava portato “all’interno” di un gruppo sociale che ancora piange morti e feriti di violenze, alimentate dall’odio omofobo e transfobico ancora vivo in molti deputati e deputate di Forza Italia che godono della stima politica di Silvio Berlusconi, compagno della Pascale.

Per sopravvivere politicamente Forza Italia ha bisogno dei suoi dirigenti come Michela Biancofiore per la quale il Presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani dichiarava a mezzo stampa

la berlusconiana di ferro”, oltre che ferocemente contraria alle nozze gay, ha ringhiato contro le persone trans e contro i loro affetti che definisce problematici, Quelli omosessuali tutt’al più configurerebbero una natura diversa e difficile”. Arcigay preannuncia quindi, presso l’Ufficio anti discriminazioni istituito presso lo stesso Ministero per le Pari Opportunità, una «procedura di infrazione nei suoi confronti per transfobia con la richiesta della revoca della nomina.

La critica è una espressione democratica di diversità di pensiero non la rottura di una inesistente sintonia politica fondata su l’assenza di discussione. Sulle pagine del sito Arcigay Napoli abbiamo letto non solo la fine di una sintonia, ma anche, come spesso purtroppo capita, insulti verso noi di i Ken, dove ci hanno accusato di avere “posizioni schizofreniche”.

Per essere più chiari hanno specificato che :

i-Ken di Carlo Cremona che il 1 Luglio si è espresso con questo titolo stampa “Grazie Silvio, i liberali di destra sempre stati con noi gay”, per poi ripiegare il 7 Luglio su un imbarazzante “Boicotta Pascale

Ma questo scritto arriva anche dopo una comunicazione “feroce” fatta attraverso i social network, dove un componente del direttivo di Arcigay, offende la nostra organizzazione mettendo in dubbio il ruolo sociale che l’associazione i Ken ha conquistato attraverso il merito del proprio duro lavoro e che ha prodotto accrediti presso l’opinione pubblica, la stampa e gli organi dello Stato. La cosa più deplorevole è che i Ken, collettivo di persone gay, lesbiche e trans, venga dileggiata proprio da dirigenti di un’associazione nata per difendere gay, lesbiche e trans.

L’associazione i Ken, come correttamente riportato su il Corriere del Mezzogiorno del 1 Luglio, è un’associazione co-fondata da Carlo Cremona, non è ( come affermano ovunque ed in modo persecutorio esponenti Arcigay) una associazione di Carlo Cremona. Le dichiarazioni rese sono il frutto di un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, dove, proprio in quanto persona di prestigio, il presidente di i Ken è stato chiamato a commentare un fatto importante di attualità, rispondendo a domande che spaziavano dalla Pascale alle riflessioni sul Papa ed il Vaticano.

In una democrazia dal sapore tardo peronista, il pensiero differente non è molto amato, ma i Ken che è soggetto politico autonomo ha espresso attraverso il proprio presidente auspici ad una destra che in Europa ha visioni molto più avanzate di quella italiana.

Inoltre come già osservavo il primo di luglio, l’aiuto per sconfiggere l’omofobia e la transfobia va sempre ricercato in tutti i rappresentanti politici liberali e socialisti, altro sono invece le aperture incondizionate a personalità con responsabilità di governo che si sono contraddistinte o per omofobia oppure per omertà.

Quindi i Ken rispedisce al mittente ogni illazione di “apertura di porte di casa” a Silvio Berlusconi o alla Biancofiore. i Ken non organizzerà nessun party di benvenuta e nessuna ghirlanda e soprattutto non offrirà nessun “credito prepagato“. Venissero a chiedere scusa, venissero prima con leggi approvate, venissero con le espulsioni dei loro politici, omofobi, misogini e pure di quelli corrotti e ladroni.

Questa è la realpolitik che ci saremmo aspettati dalle associazioni GAY. Una tessera può essere conferita, dal nostro punto di vista, a chiunque abbia fatto realmente qualcosa di condiviso per i diritti delle persone LGBT, che si chiamasse Pascale, Berlusconi o Renzi, perchè le nostre associazioni non sono e non devono essere lo zerbino di nessuno, ne tantomeno le passerelle per “costruire mediaticamente” carriere politiche sia interne che esterne al movimento LGBT.

Corriere del Mezzogiorno del 1 Luglio – intervista a Carlo Cremona